La solitudine delle madri: una testimonianza sincera e coraggiosa, che getta luce sulla realtà della maternità senza filtri.

Data di pubblicazione: Sept. 14, 2023

Progetto senza titolo (46)

Il racconto di una madre nudo e crudo rivela la verità che molte donne non dicono per paura di essere giudicate. Sentirsi impreparate alla nascita di un figlio non significa non essere brave madri.

La Maternità senza filtri

"Inizia tutto in ospedale, dopo mesi in cui ,a causa della gravidanza, sei il centro del mondo per tutte le persone che ti circondano, dopo tutte le belle parole che ti propinano al corso preparto, quando ti rendi conto che non sei affatto preparata per quello sta per accadere. Non è semplice allattare, non basta respirare a fondo per fare un parto naturale e l’attaccamento al bambino non è immediato. La verità è che ti ritrovi dolorante dopo tante ore di travaglio e, magari, un bel cesareo d’urgenza , con un esserino in braccio, e improvvisamente, non hai la più pallida idea di cosa fare.

Ti diranno segui l’istinto, il famoso istinto materno , e manderanno a casa il papà dopo poche ore, ed è lì che ti renderai conto di essere sola. Una solitudine difficile da spiegare, perché chiaramente non sei veramente sola, mai, ma la sensazione nei giorni a seguire è sempre più forte e prende il sopravvento. I primi mesi, tra pianti, a cui spesso non sai dare un motivo, pannolini, poppate, nottate insonni , saranno i peggiori e non è come una volta, non vivi con la zia, la nonna e la cugina, non hai mai visto accudire un neonato , ma fai comunque del tuo meglio, anche se non senti quel attaccamento tanto decantato dalle altre mamme.

Non sto dicendo che trascuri il bambino , ma non ti viene tutto naturale, potresti persino non renderti conto che si tratta effettivamente di tuo figlio, ma di un bel bimbo che dipende da te e ogni tanto ti regala un sorriso che ti scalda il cuore, ma non basta. Non basta perché tutto ciò che ti circonda è cambiato e ti fa mettere in dubbio il tuo operato. Se lo allatti in pubblico ti sentirai dire copriti, se gli dai l’artificiale ti daranno del mostro disumano, se lo tieni spesso in braccio lo stai viziando, se lo fai dormire con te sei pigra perché non hai voglia di alzarti, e tutta una bella serie di consigli non richiesti, non solo dalla famiglia ma persino da estranei che si permetteranno di giudicare ogni tuo passo, ogni tua scelta, senza pietà e senza riflettere, e le parole di incoraggiamento, ti posso assicurare, saranno ben poche.

Passati i primi mesi trovi una routine, cominci a capire le necessità del tuo bebè e inizi a respirare, ma ben presto dovrai rientrare a lavoro e ricominciare la ricerca di un equilibrio nuovo, adattarti ai nuovi ritmi. Nuovamente in balìa degli eventi, cercando di navigare in un mare burrascoso , cercherai di restare a galla. Sicuramente tornare a parlare tra adulti ed avere uno spazio tuo, quello del lavoro, ti farà bene, ma c’è sempre il rovescio della medaglia, perché al senso di inadeguatezza e solitudine si aggiungono i sensi di colpa. Sì perché ora che hai capito quanto sia importante la tua presenza ed inizi a comunicare effettivamente con tuo figlio devi tornare a lavoro, poche ore o tante che siano non fa differenza alcuna, è uno strappo.

Tanti ti diranno che l’asilo gli fa bene, che ha bisogno di socializzare con i coetanei, e in fondo sai che è vero, ma nel profondo la sensazione di averlo abbandonato sarà presente. E farà male. Ma andrai avanti, sempre, tornerai sempre con un sorriso per lui, metterai da parte la stanchezza per portarlo al parco dopo il lavoro, per farlo giocare, per farlo felice, per nutrirlo al meglio delle tue possibilità. Ma il senso di colpa e di inadeguatezza li spingerai sempre più giù, sempre più nascosti, nessuno direbbe che sei depressa, e probabilmente non lo sei perché rimani efficiente nelle tue attività quotidiane, tuttavia sei in un limbo, non sei completamente felice e non sei completamente triste, non ricordi più cosa significhi avere le batterie al 100% e spesso , procedi semplicemente per inerzia.

Mi rendo conto della durezza delle mie parole, per quello che da tanti è considerato il periodo più felice della propria esistenza, ma non per tutti è così, non tollero gli sguardi di disapprovazione per chi ammette di fare fatica , di essere stanca, di avere la sensazione di non farcela, perché “hai voluto la bicicletta ed ora pedali” perché amo mio figlio con tutta me stessa ma questo non può e non deve togliermi il diritto di provare dolore fatica o tristezza. Perché gli esseri umani non sono perfetti. Le madri, tantomeno.

Ma almeno per quello che è la mia esperienza una via d’uscita c’è. Ed è estremamente semplice in realtà. Parlare. Parla con altre madri, ma schiva come se fossero proiettili quelle che sembrano perfette, che hanno tutto sotto controllo, che ti dicono che per loro è tutto facile, perché credimi, da qualche parte dietro questa facciata di perfezione qualcosa che non va c’è eccome. Trova le tue simili, quelle che hanno la casa che è un disastro, quelle che ammettono le loro debolezze, quelle che si concedono di crollare ogni tanto.

Prenditi i tuoi spazi, torna al tuo hobby preferito, che sia danza, palestra, pallavolo, teatro o trovane un altro, ma fallo, perché tornerai a casa piena di energia, disponibile, felice e molto più efficiente. E se non basta, trova un bravo professionista con cui parlare, non c’è nulla di cui vergognarsi, non siamo perfette, anzi, credo che il problema sia proprio questa continua ricerca di una perfezione che non esiste, di questa società che ci vuole mamme, lavoratrici, compagne, allenate, curate e dedite alla casa e sempre con un sorriso sulle labbra. E Piangi, piangi ogni lacrima, concediti di essere imperfetta e alla fine perdonati."

M. Chiara

Autore: M. Chiara


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